venerdì 15 luglio 2011

Copyright o monopolio dell'industria dell'intrattenimento?

La Stampa

L'innovazione tecnologica sta imponendo nuovi modelli industriali, le catene del valore cambiano e cosa succede? Si risponde con l'applicazione diregole vecchie, mutuate per lo più dal sistema radiotelevisivo. Questo è un Paese che proprio non può fare a meno della televisione, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti».


Il copyright, commenta l'avvocato Carlo Blengino del Centro Nexa per Internet&Società, "è distante mille miglia dai beni giuridici protetti dalle norme sulla pedo-pornografia e non è un diritto assoluto.  Sebbene io ritenga sia sempre stupido bruciare la casa per distruggere gli scarafaggi, almeno valutiamo cum grano salis che tipo di scarafaggi stiamo combattendo".

Blengino ricorda come la Corte Suprema degli Stati Uniti il 26 giugno 1997 dichiarò incostituzionaleil Communications Decency Act (il Titolo V del Telecommunications Act, ovvero la legge di riforma delle telecomunicazioni approvata dal Congresso nel 1996) che regolamentava i contenuti indecenti su Internet. Affermava la Corte: "Non è esagerato affermare che il contenuto di Internet è vario quanto il pensiero dell'uomo...I fatti accertati dimostrano che l'espansione di Internet è stata, e continua ad essere, fenomenale. E' tradizione della nostra giurisprudenza costituzionale presumere, in mancanza di prova contrarie, che la regolamentazione pubblica del contenuto delle manifestazioni del pensiero è più probabile che interferisca con il libero scambio delle idee piuttosto che incoraggiarlo. L'interesse a stimolare la libertà di espressione in una società democratica è superiore a qualunque preteso, non dimostrato, beneficio della censura". 


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mercoledì 13 luglio 2011

Chi abita i nostri paesaggi mentali

Secondo un’indagine promossa nel 2011 dal Forum delle associazioni Familiari (vedi Il Sole 24 Ore Scuola 13 (2011), il tempo medio giornaliero, espresso in minuti, di utilizzo dei vari strumenti di comunicazione è il seguente, nella fascia tra 7 e 18 anni
Radio, cinema fumetti, libri: 50
Tv: 97
Podcast, Cellulare, Web, Videogiochi, ecc.: 271
Nella fascia 15-18 anni è ancora più accentuata la prevalenza dei nuovi media digitali:
Radio, cinema fumetti, libri: 56
Tv: 99
Podcast, Cellulare, Web, Videogiochi, ecc.: 455

Il che significa che uno studente del triennio delle superiori guarda la tv per un’ora e mezza al giorno e sta sui media digitali quasi 8 ore. Dato per scontato che alcuni media si sovrappongono, resta il fatto che la punta massima di utilizzo di tutti i vari mezzi è per i diciassettenni che passano in questi ambienti quasi 12 ore al giorno, cioè sostanzialmente l’intera giornata da svegli.

Tra le tante possibili considerazioni ne propongo due.

La prima riguarda la pervasività dell’ambiente comunicativo mediato dalla tecnologia, un elemento ormai irrinunciabile dei nostro paesaggi mentali. Dovrebbe far riflettere il fatto che la partita decisiva per il controllo del consenso in Italia si è manifestata attraverso l’acquisizione dell’oligopolio televisivo negli anni Ottanta (quando un presidente del consiglio come Craxi tornava precipitosamente dall’estero per bloccare le ordinanze della magistratura sul divieto di trasmissione tv) a quello della galassia editoriale con il lodo Mondadori il quale, a distanza di venti anni, fa notoriamente ancora parlare di sé. È importante stabilire regole di democrazia nell’ambiente fisico (abitazioni, strade, ospedali…), ma non meno importante è prendersi cura della democrazia nei nostri paesaggi mentali (editoria, tv, internet, cinema, ecc.). dovrebbe essere assodato che non basta possedere un terreno (o i soldi per acquistarlo) per poterci costruire a proprio piacimento o svolgervi attività in contrasto con la legge e il bene comune. Allo stesso modo avere la disponibilità economica o politica non dà il diritto di manipolare i media per costruire e mantenere il consenso, o vendere in modo indiscriminato i propri “prodotti”.

Anche all’estero vediamo quanto sia attuale questa problematica: Murdoch chiude “News of the World” dopo una carriere plurisecolare, travolto dagli scandali delle intercettazioni illegali e anche dalla maggior convenienza di altri media.



La seconda considerazione riguarda il ruolo della scuola. Se un ragazzo che frequenta la quarta superiore dichiara di usare i media per 11,5 ore al giorno c’è da chiedersi non solo quando studia, ma anche cosa fa quando è fisicamente a scuola. Nonostante qualche sforzo generoso e una certa retorica ministeriale, si ha l’impressione che lo scarto tra l’impostazione delle nostre scuole e il mondo mentale degli studenti sia diventando sempre più grande.

Nel luglio 2011 il governo della Corea del Sud ha deciso (come riporta tra gli altri Technology Review del MIT di Boston) la digitalizzazione completa di tutti i libri di testo e altro materiale didattico dal 2015. una decisione che riguarda tutti gli ordini di scuole: dalle elementari all’università. Gli studenti useranno solo tablet, smartphone o notebook. Non sappiamo se sarà una scelta giusta, esistono certamente pro e contro. Tuttavia è una scelta, in grado di mettere in moto un cambiamento o meglio di rispondere a un cambiamento già in atto. Certamente non basta fornire tutti gli studenti di un medium digitale (sarà molto contenta Samsung), ma neppure basta rifugiarsi nella difesa generica del libro cartaceo, condannandolo alla insignificanza. C’è un grosso lavoro da fare per permettere il passaggio da una civiltà all’altra.